La vita è piena di cose inaspettate. Che siano sorprese piacevoli ed impreviste, o problemi di salute che avevamo sempre visto come molto distanti da noi, non c’è molta differenza.
In entrambi i casi ci sentiamo spesso impreparati di fronte all’ignoto.
Quando si tratta di cose belle, o addirittura bellissime, noi semplici esseri umani riusciamo comunque a sentirci schiacciati: un misto di terrore ed eccitazione di fronte al sublime di filosofica e romantica memoria. Talvolta abbiamo persino paura di provare qualcosa di troppo intenso, una felicità che ci sembra impossibile possa durare.
E poi esistono le sorprese brutte. Il corpo che invecchia, o semplicemente che cambia. Qualcosa che non funziona più come dovrebbe.
Ci frana la terra sotto i piedi, ci manca l’abitudine a cui eravamo saldamente ancorati, la vita sembra perdere di qualità.
Abbiamo molte strade da poter seguire: accanirci per ritrovare un equilibrio perduto è di certo la più fallimentare.
Il mondo, la natura, le stagioni, tutto ci insegna che la vita è un continuo mutamento.
Però noi non possediamo la tranquillità degli alberi secolari, né la versatilità di un corso d’acqua.
Così a volte potrebbe servire molto tempo per accettare ed imparare la resilienza.
Abbiamo però dei validi alleati al nostro fianco, e non sempre ne siamo consapevoli. Non siamo solo referti, analisi, cure, pareri dei medici, oggetti di studi scientifici.
Noi siamo creature complesse e meravigliose, dai confini labili ed espandibili.
Possediamo ansie e frustrazioni debilitanti, tanto quanto il dono di passioni ed emozioni incredibili.
Ognuno potrebbe trovare sollievo in qualcosa di unico e diverso, ma pensiamo alla musica. Il protagonista di un romanzo diceva “Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono.
Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti”. E’ importante avere una comfort zone. Lì su quella tastiera è tutto sotto controllo, non come nella vita.
Ma con quei tasti, precisi, solidi, finiti, si può creare una musica potenzialmente infinita.
Ecco il vero potere: trovare il proprio porto sicuro, e poi da lì ricominciare a spingersi verso l’ignoto, quell’ignoto che fa paura ma che va affrontato. Proprio come fa la natura che ad ogni stagione muore e poi rinasce.
Fare musica, o anche solo ascoltarla, è una delle terapie più antiche ed efficaci di sempre.
Un’opera classica che faccia viaggiare i pensieri in mondi distanti, un tamburo tribale che aiuti a sfogare pulsioni negative che non vogliamo tenere più dentro, o anche solo una canzone sotto la doccia cantata senza remore che qualcuno ci ascolti.
E avete mai provato a cantare in un coro? E’ un vero casino all’inizio, ma quando poi le voci iniziano a vibrare sulle giuste frequenze, la sensazione è quella di essere ancorati alle profondità più antiche della terra e far parte di qualcosa di davvero più grande.
Ecco allora che i nostri piccoli o grandi problemi si fanno da parte, sono sempre lì, ma sono più distanti.
Abbiamo tante formule magiche da poter utilizzare, se solo alziamo la testa e smettiamo di fissare il baratro delle nostre paure.
Una di queste è una formula fatta di sette note.
Miriam Padovan
Cantante