Vertigini e sedentarietà. I disturbi dell’equilibrio correlati

Considerazioni sulle vertigini e sugli altri disturbi dell’equilibrio correlabili e associati alle attività sedentarie

Nello studio di Audiologia si presentano sempre più spesso Persone, con situazioni lavorative o di vita nettamente sedentarie, che accusano vertigini o altri disturbi dell’equilibrio.

Si è di fatto osservato negli ultimi decenni un aumento delle vertigini nelle situazioni di “sedentarietà”; in genere vertigini croniche o diverse altre forme di disturbo ingravescente dell’equilibrio.

La persona accusa, percepisce, un cattivo equilibrio, spesso collegato a posture scorrette obbligate e croniche.

Di frequente sono presenti e associati

  • dolori cervicali o in genere alla colonna vertebrale,
  • braccio e mano,
  • formicolii in varie zone del corpo,
  • cefalea,
  • disturbi della vista e altro.

 

Si aggiunge talvolta, nei casi più severi, una parziale inabilità temporanea al mantenersi in piedi in autonomia, una difficoltà nella capacità di gestire alcune semplici attività quotidiane con una relativa ricaduta negativa su vari aspetti della vita: psichica, familiare e sociale. 

Il paziente richiede subito e con grande forza una terapia “almeno per il superamento della attuale fase critica” ed un successivo sostegno per l’estrema insicurezza che il sintomo può aver portato sui vari piani dell’esistenza.

Talvolta vi è la consapevolezza di funzionamenti posturali alterati; cresce l’insicurezza e l’ansia per la evidente compromissione di abituali attività quotidiane.

Nei casi di vertigini acute come quadro clinico di apertura, la persona entra in uno stato di grande agitazione, talvolta con alterazioni del battito cardiaco e del respiro, variazioni della pressione sanguigna, nausea e altri effetti sgradevoli generati dalla improvvisa perdita di equilibrio, dal vedere tutto il mondo che non è più fermo ma che d’improvviso “gira tutto attorno”.

Possono qui associarsi anche sintomi neurovegetativi come nausea e vomito, sudorazione fredda e altro.

Ne andrà poi chiarita, in ambito medico, la causa organica o meno.

A questa situazione consegue sempre uno stato di confusione, di preoccupazione, con la consapevolezza di non poter gestire la propria vita almeno nell’immediato.

Sono presenti angoscia ed un senso estremo di fragilità. La eventuale co-presenza di un quadro clinico di depressione, pregresso o secondario al disturbo, rende difficile la riduzione dell’allarme così creatosi.

Dal nostro punto di vista, il paziente deve essere qui considerato nella sua interezza, per lo stile e l’ambiente in cui vive, per la personalità, per il tipo di attività in corso, per la sua storia personale.

“A volte vi è una difficile comprensione di questo tipo di disagio per una inadeguata capacità generale di gestione di una problematica psico-corporea complessa che altera la qualità della vita della persona in termini di perdita della calma, riduzione della mobilità attiva e in generale della sua autonomia globale”.

All’inizio i vari sanitari coinvolti nella diagnosi ricercano una possibile malattia organica alla base del sintomo.

Spesso, dopo varie visite specialistiche ed indagini strumentali idonee, si conferma l’assenza di una malattia organica definita, così che i terapeuti (medici, psicologi, fisioterapisti) si trovano nella condizione di confrontarsi con una “sindrome funzionale complessa, spesso multifattoriale, sostenuta dalle modalità di vita di una persona anche di età media o giovanile”.

Sarà richiesto ai vari terapeuti coinvolti un approccio globale alla “persona con disequilibrio”, che andrà ad includere una visione psico-corporea dell’individuo con la integrazione di una diagnosi e di un intervento psico-corporeo specifico.

La diagnosi riguarderà tutti i “Funzionamenti” della persona per una precisa messa a punto di “strumenti riabilitativi idonei”, sufficienti ad apportare effetti di riequilibrio su tutti i livelli psico-corporei.

Si tratta pertanto di un progetto personalizzato, senza adozione di protocolli rigidi, inutili e dannosi, di una “pan-riabilitazione della persona sedentaria”, con attenzione rivolta a tutte le componenti psico-organiche alterate, capace di ricomporre una buona gestione della sensazione di poter gestirsi nello spazio.

Le metodiche riabilitative per il raggiungimento di una buona sensazione di equilibrio e per il suo Benessere in generale possono essere le più varie: devono servire allo scopo prefissato di ridare un ritrovato nuovo Equilibrio alla persona.

A queste và sempre aggiunto un sostegno, un sostegno che in genere… si, abbiamo sempre definito di tipo psicologico.

Ma ora, che per lunga esperienza acquisita ci riflettiamo meglio… oggi si, possiamo intenderlo come un supporto non tecnico ma di comprensione e di pura vicinanza verso chi ha patito uno stato di sofferenza nel vedere compromessa la propria capacità di reggersi in piedi, di camminare, con la drammatica ricaduta sulla sua Calma e sul suo senso di sicurezza.

Dott. Oscar Bernardi – Medico, Psicoterapeuta e Audiologo

Una risposta

  1. Mia mamma ha 94 anni e da qualche mese ha difficoltà nella deambulazione autonoma per problemi di disequilibrio.Tac,ecodoppler,visite di specialisti non hanno prodotto risultati. È sempre stata una donna attiva,sana di mente ,ma questo handicap la sta distruggendo psicologicamente.Cosa posso fare,?

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